EEVIAC

[lat. scien. Evianidae]

Intermediario tra due realtà realtà percettive – quella degli occhi e quella delle orecchie. Traduttore di immaginari (o artigiano al servizio di altri).

Dal 1999, eeviac crea immagini per la musica. Tra le pareti del suo cervello hanno preso vita oltre sessanta copertine di dischi, migliaia di flyer e poster nati dalla fusione di tecniche analogiche e media digitali. Graphic design, illustrazione, fotografia e video sono i mezzi che usa per creare le suggestioni visive per musicisti, etichette, festival, riviste di settore,…

Per sopravvivere in questo Pianeta, collabora con agenzie di grafica e comunicazione.

In questa sezione del mio sito potrei raccontarvi un mare di ovvietà.

Potrei dirvi che sin da bambino mi piaceva starmene con i dischi in mano a leggere i testi delle canzoni o a guardare le immagini che trovavo tra le pagine dei libretti dei ciddì e delle cassette.

Potrei anche dirvi che in quegli anni la musica ha iniziato a suggerirmi delle immagini nella testa: a volte – o soprattutto? – erano dei veri e propri film.
Altre volte delle fotografie.
Altre ancora dei disegni.
Il mio cervello ha sempre lavorato in modo sinestetico.
Ma non è forse quel che accade a tutti i bambini?

In questa sezione potrei anche decidere di sfoggiare un elenco di artisti, di titoli di album o di festival in ordine cronologico, potrei scrivere una collana di nomi e di collaborazioni con il solo scopo di farvi morire di noia.

La verità è che non ho molto da dirvi, se non che mi piace trasporre in immagini le idee contenute nella musica. Più di tutto: non desidero avere uno stile tutto mio e non sono un artista.

Nell’interstizio tra i miei occhi e il mio cervello ho un arsenale di estetiche, di mood e di stili: vengono dalle epoche più disparate e tutta questa folla di immagini mi trasforma in un artigiano molto versatile. Ve lo dicevo poco fa, non sono un artista. Sono un grafico e la mia creatività è al servizio degli altri.

Il mio mestiere è realizzare una comunicazione capace di stare all’interno di parametri precisi. Se dovessi immaginare dove va a finire la parola “arte” nel flusso del mio lavoro, la inserirei solo nel momento di brainstorming con il cliente – che brutta parola, il cliente! – perché il mio mestiere si esplicita nelle griglie, negli headline, nel comunicare una cosa che non è legata strettamente all’aspetto artistico ma alla funzionalità. Un poster, un flyer, la copertina di un disco sono tutti prodotti seriali. Non sono quadri. Non sono opere create per una galleria d’arte. Sono oggetti che prevedono di essere stampati in migliaia e migliaia di copie. E per questo devono essere, prima di tutto, funzionali. Ci avevate già pensato, no?

Questo è un esempio:

Se ancora volete conoscermi, posso dirvi cosa mi piace.
Mi piace il blu #1c446a, la pasta aglio e olio, e il mare in inverno (se non fa troppo freddo).
Mi piace inseguire le idee delle persone con cui collaboro, mi piace vestire la musica e percepire la nascita di grandi progetti discografici.

Ovviamente, mi piace la musica in sé e per sé e l’ho percorsa in tutte le sue emanazioni: l’ho seguita a bordo palco, negli studi di registrazione, in tour, nelle direzioni artistiche dei festival, nelle riunioni delle etichette discografiche, nei locali schifosi e anche in quelli più belli. Questa sfera di occasioni, di concerti e di lunghi episodi della mia vita che non starò qui a raccontarvi, ha reso i miei occhi – e le mie orecchie – davvero attenti.

A proposito della mia vita: per sopravvivere in questo Pianeta, collaboro con agenzie di grafica e comunicazione. Mi piace ribadirlo perché credo sia davvero necessario iniziare a pensare alla musica come a una vera professione che ha bisogno di strumenti concreti per raggiungere degli obiettivi.
Volete vendere i dischi? Volete avere persone ai concerti? Iniziate a pensare seriamente alle immagini. Nell’epoca in cui viviamo, la comunicazione visuale ha mille forme e ognuna di esse può aiutarvi nei vostri intenti o farvi fallire, non importa se avete registrato il nuovo Dark Side of the Moon o se avete organizzato un festival più hype di Coachella.
Trovate i mezzi e le professionalità che possono aiutarvi a declinare le immagini in maniera funzionale ai vari media. Ricordate che avrete bisogno di una quantità incredibile di grafiche collaterali: snippets, immagini di copertina, mockup… tutto ciò che è legato alla promozione non si genera da solo.

Ecco, se volete proprio sapere cosa odio, se volete vedermi diventare verde Pantone Lime Green mostratemi poca cura nelle immagini coordinate, datemi tutta la mediocrità espressa nella comunicazione collaterale, fatevi fare la copertina del disco più strepitosa e formalmente corretta della storia e poi rovinate un progetto grafico perfetto con una copertina Facebook fatta da voi, a caso, magari con un bel font Comic Sans. E non scordate di mettere fretta al vostro grafico e di cambiare idea ogni due per tre, saltando di palo in frasca, rosso di sera bel tempo si spera, una rondine non fa primavera.

Se volete ancora collaborare con me, scrivetemi una mail.
eeviac non ascolta i messaggi vocali.
MAI.

Post Scriptum:
caro lettore, non me la cavo bene con le parole, quindi ho chiesto a Poltergeist di essere la mia voce e ne è venuto fuori questo delizioso ritratto in parole che mi rappresenta in modo sintetico ma completo.

Vai alla sezione Link per sapere di più su Poltergeist.